I ponti Viventi del Cherrapunjee

 A 2000 metri sopra il livello del mare, nascosta nel cuore nord-orientale dell’India si trova la località del Cherrapunjee ( terra delle Arance). Questo luogo, che fa parte dello stato del Meghalaya ( il cui nome significa “dimora delle nuvole” )  è una zona umida e montagnosa ricoperta di foreste sub-tropicali. Definito come il luogo più piovoso della terra, con circa 25 metri di pioggia in un anno, è attraversato da corsi d’acqua le cui piene ed inondazioni pare non possano essere rette da nessun ponte convenzionale. Gli abitanti di questo luogo, però, hanno saputo ingegnarsi nell’invenzione di un sistema sorprendente, unico al mondo.

Sono I ponti viventi del Cherrapunjee. Incredibili strutture costruite dalle popolazioni del Khasi, attraverso l’intreccio delle radici pensili di un particolare albero della gomma, il ficus elasticus. Un lavoro che comporta spesso l’ingaggio di più di una generazione e una straordinaria abilità di legamento delle liane e di fili d’erba capaci di fare da supporto per la crescita delle radici. Queste vengono inserite in tronchi cavi ( solitamente betel e bambù ) che faranno loro da guida fino al raggiungimento dell’altra sponda del fiume. Il bambù marcisce in circa 6-8 anni, lasciando libere le radici che saranno allora in grado di sopportare il peso necessario.

A differenza dei tronchi di legno, che marciscono velocemente, questi ponti sono destinati a rafforzarsi nel tempo, insieme alla crescita della pianta. I ponti tendono a raggiungere un sufficiente solidità in circa 15 anni, dopo di che viene pavimentata con bambù o terra battuta e pietre e pare arrivino a sostenere il peso contemporaneo di 50 persone. 

Questi ponti furono riscoperti da Rayen, un ex Banchiere di Chennay una ventina d’anni fa. Fu lui a far mappare l’area per organizzare escursioni nelle quali fosse possibile visitarli.

Lo spettacolo naturale più suggestivo è probabilmente il ponte a due piani Umshiang Double Decker Root Bridge che vanta un’età di 200 anni. Le radici di un singolo albero attraversano il fiume su due livelli. Il livello superiore arriva a 70 piedi di altezza

E’ un incredibile esempio di bioingegneria di una bellezza davvero insolita. Tanto da essere stati riconosciuti come patrimonio mondiale dall’Unesco nel 2009. Questi ponti radicolari, essendo possono vantare una vita di circa 500 anni e arrivare a coprire una distanza di 75 metri, come l’Ummunoi Root Bridges, attrazione molto popolare, noto anche per essere il più antico ponte vivente della regione. Costruito ad un’altezza di 1400 piedi, questo ponte è lungo 74 m.

 

Ne approfittiamo per segnalarvi anche lo splendido lavoro fatto dal fotografo Amos Chapple nel documentare queste incredibili opere. Potrete trovare QUI l’intero, godibilissimo servizio da lui realizzato.

 


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